My funny Valentine

Dafne ogni tanto ha nostalgia.

È una cosa che non avevo previsto, per una bimba di 5 anni. Ha una cartellina con tutti i disegni che le hanno fatto i suoi compagni d’asilo di Bologna prima di partire, e ogni tanto di sera si ricorda, la sfoglia, la fa vedere a noi e agli eventuali ospiti, dice che “ci tiene tantissimo”, ci spiega chi erano e che cosa le hanno scritto. Poi la rimette nel posto segreto da cui l’aveva prelevata.

Qua è molto felice, può fare tante cose in più, ha la famiglia vicino, ma Bologna è il posto in cui è nata, e la sua cameretta dipinta è quella che ha sempre visto.Un giorno che era capricciosa e diceva che le mancava Bologna, le ho chiesto: “ma che cos’è che ti manca tanto di Bologna?” – e lei mi ha risposto sicura: “il risveglio”. Quando si svegliava rivedeva la stessa camera in cui dormiva da quando aveva cinque mesi. Quello era il suo mondo, l’unico che avesse conosciuto.

Quando lasciai Torino per Bologna, quasi 10 anni fa, scrivevo questo: “Sono l’ultimo fiato della tromba. L’ultimo passo prima di arrivare in cima. La nota di pianoforte subito dopo il silenzio della fine del pezzo. L’ultimo sguardo prima di salire sul treno. La lettera che arriva quando non ci sei più. Provo il dolore della luce di una stella già morta che si continuerà a vedere per milioni di anni, la disperazione dell’eco del big bang. Sono l’impronta sul letto, il ricordo di una voce. Il profumo nel cassetto, il rumore dei passi, il ricordo della schiuma del mare. Il suono di una lingua sconosciuta. Le emozioni che forse ho provato, forse mi immagino. Sono un riflesso, un’ombra, una vibrazione. […]”

Penso che nella sua testolina ci sia qualcosa di questo, solo che non sa ancora spiegarlo. Se è per questo non sapevo spiegarlo neanche io, avevo dovuto inventarmi metafore poesia e sensazioni a pelle.

Sono belli gli inizi e le avventure, ed è bello il ricordo del passato, ma a volte fa un po’ male.

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