L’attaccamento alle cose, e anche alle liturgie, ai gesti ripetuti, è una esorcizzazione della morte. Se sono attaccato alle cose, sono attaccato alla vita.
Una mia anzianissima zia preparava la tavola per Natale e per le altre feste con giorni e giorni di anticipo: se la tavola di Natale era apparecchiata, lei non poteva morire prima che si concludesse quell’evento! Ed era una corsa a collezionare e stipare oggetti, aveva una casa in più, in affitto, solo per accatastare oggetto di vite e generazioni.
Come non pensare anche al racconto di Verga, “La Roba”, nelle Novelle rusticane?
“… Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: – Roba mia, vientene con me!”