Una sola freccia

Ibnair lo stava progettando da una vita.

Ogni undicesimo anno passava il Cozbaitlan, il Re Dio.

La prima volta non lo fece perché era troppo piccolo. La seconda volta aveva solo l’arco, ma nessuna freccia. La terza volta, che stava per arrivare, era riuscito a procurarsi un’unica freccia. L’aveva costruita pensando ogni istante a quanto fosse importante. La punta d’oro, sottratto spolverandosi ogni volta gli abiti dopo la lavorazione dei monili votivi.

Le piume di Quetzoalcoatl l’avrebbero guidata nella giusta direzione. Difficilissime da trovare, ne usò centonove, delle più sottili e morbide.

Il legno dal cuore dell’albero millenario del tempio, scavato di nascosto giorno dopo giorno, costituiva il corpo di quella freccia magica.

Tutto era pronto.
Una sola freccia.
Un solo istante per usarla.

Attese il passaggio del Cozbaitlan, nascondendo l’arco e la freccia sotto il pesante abito da cerimonia. Donato in fasce al tempio, aveva vissuto costantemente protetto e impossibilitato a scegliere, nel culto della venerazione del Dio Re.

E in quell’istante stava passando davanti a lui, sempre più vicino. Non aveva potuto neanche provare. Lo avrebbero capito subito, e poi le armi nel tempio in cui era relegato, erano vietate: non sapeva neanche se ne sarebbe stato capace.

Al momento giusto estrasse l’arco e la freccia.

I sacerdoti troppo attoniti per capire che cosa stesse succedendo. In pochi secondi che sembrarono eterni prese la mira. Tese l’arco più che poteva, come aveva studiato giorno dopo giorno, mentalmente.

Una sola possibilità.

La freccia solcò l’aria decisa, guidata dalle centonove piume di Quetzoalcoatl.

In quell’istante capì che comunque sarebbe andata a finire, aveva realizzato un sogno. Ci aveva provato. Aveva investito tutto se stesso in quell’impresa. Nei pochi istanti che la freccia ci mise a percorrere la distanza, si sentì per la prima volta libero e padrone del suo futuro. Quei pochi istanti dilatarono il tempo gonfiandolo di una gioia grande come l’universo, quella gioia di chi sa di essere artefice del proprio destino.

La leggenda non ci dice se la freccia colpì il bersaglio, né che fine fece Ibnair. Si ferma nell’istante in cui Ibnair capì che aveva scelto il momento giusto per scagliare la sua unica freccia.

Nell’istante in cui capì che comunque sarebbe andata, era finalmente libero.

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