Quando usiamo gli oggetti, non pensiamo mai a quanto sia stato difficile progettarli e produrli in serie. Il mio lavoro mi ha portato spesso a visitare impianti industriali, e rimango sempre affascinato dall’enorme quantità di lavoro e ingegno che serve a produrre oggetti apparentemente semplici.
Una storia davvero interessante è quella della produzione delle gabbiette fermatappo, ovvero quel filo di ferro intrecciato che serve a tenere fermo il tappo delle bottiglie di spumante.
Già 25 anni fa, quando iniziavo ad entrare nel mondo del lavoro, la ICAS di Ivrea era avvolta da un alone mitologico, e spesso citata come esempio di ingegno, capacità progettuale e commerciale. Fu fondata dal progettista Bruno Getto che nel 1955 aveva realizzato una macchina per la produzione automatica di gabbiette, grazie alla quale era diventato fornitore di tutte le aziende produttrici di spumanti, e tuttora, a più di 60 anni di distanza, nessuno è mai riuscito a creare una macchina come la sua. Ad oggi la ICAS continua ad essere leader incontrastata di quel mercato. È un mercato enorme e che fa gola a molti, questo può far capire la complessità dei problemi da superare per realizzare la macchina, se dopo 60 anni non ci è riuscito ancora nessuno.
Sul “blog di Tonino”, un blog di un progettista meccanico ottantacinquenne che leggo sempre con piacere, c’è la storia dei suoi tentativi per realizzare ex novo una macchina per la produzione industriale di gabbiette (dato che quella di Bruno Getto è ovviamente un segreto industriale gelosamente custodito), e di tutte le difficoltà che ha dovuto superare. Anche dopo aver superato problemi progettuali e di ingegnerizzazione, che gli richiesero più di 10 anni, il progetto si fermò perché per diventare remunerativo avrebbe richiesto enormi investimenti per realizzare stabilimento produttivo, rete vendita, per pagare oneri industriali, e così via: si fermò quindi allo stadio di prototipo.
Se queste sono le difficoltà legate alla realizzazione della gabbietta per i tappi, possiamo immaginare quali siano le difficoltà legate alla realizzazione e alla produzione in serie di tutti i prodigi meccanici, elettronici, in campo alimentare, che usiamo ogni giorno.
Consiglio di leggere direttamente il post del blog di Tonino: interessante e illuminante.
1 commento su “Quanto è difficile fare bene le cose”