Troppo di tutto

Non avevo bisogno di tutta questa umanità sotto gli occhi. Di tutte queste notizie, questi selfie, queste cose private che diventano pubbliche, questa imbarazzante vanità, queste inutilità e luoghi comuni.
L’umanità è bella se vista attraverso il filtro delle ideologie, le lenti della generalizzazione, la trasformazione del romanzo o della poesia.
Ma vista da vicino è brutta.
Bruttissima.
Sono i commenti inutilmente cattivi nei post delle persone famose.
Sono l’inutilità della condivisione e ripetizione di frasi idiote e collage di Paperini e Corto Maltese.
Sono proclami di quanto il mondo sia cattivo e egoista verso lo scrivente che evidentemente è l’unico buono e altruista, ma alla fine lo condividono in 40 milioni e sembra un po’ strano.
Sono i RIP quando muore uno famoso, i disdegni quando succede un fatto di cronaca, l’onda del conformismo e l’onda dell’anticonformismo, parlare sempre dell’ultima stronzata, dell’ultima notizia, dell’ultimo trend.
Gente che si lamenta che il biscotto nel pacchetto è diverso da quello nella foto, e lo fotografa anche, e poi in bacheca ha solo foto photoshoppate in cui dimostra 20 anni e 20 chili di meno e sembra in vacanza da una vita.
C’è troppo di tutto.
Ho troppi libri ancora da leggere, acquistati e dimenticati nel mio Kindle o sulla mia libreria, in attesa di avere tempo.
Ho troppe cose comprate, alcune neanche scartate, altre sepolte in qualche angolo della casa, se solo avessi il tempo di aprirle e usarle.
Ho troppi album e film che mi aspettano, ma non so se e quando avrò il tempo di ascoltarli o di guardarli.
Accumulo link di articoli da leggere dopo, taggo email che sono importanti da conservare ma so che non avrò mai il tempo di leggere.
Ho una todolist con decine di cose urgenti, altre decine urgentissime e altre “da fare immediatamente”, e per ogni attività su cui faccio check, me ne vengono in mente altre tre che aggiungo. La lista continua a crescere.
Ma non è tutto così importante.
Ma non siamo davvero così importanti.

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