The everlasting Monday
(Sylvia Plath)
Thou shalt have an everlasting
Monday and stand in the moon.
The moon’s man stands in his shell,
Bent under a bundle
Of sticks. The light falls chalk and cold
Upon our bedspread.
His teeth are chattering among the leprous
Peaks and craters of those extinct volcanoes.
He also against black frost
Would pick sticks, would not rest
Until his own lit room outshone
Sunday’s ghost of sun;
Now works his hell of Mondays in the moon’s ball,
Fireless, seven chill seas chained to his ankle.
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L’eterno lunedì
(traduzione di Carla Bonollo)
Avrai un lunedì
Eterno e te ne starai sulla luna.
L’uomo della luna se ne sta nel suo guscio
Curvo sotto un fascio
Di stecchi. La luce cade come gesso freddo
Sul nostro copriletto.
Batte i denti tra picchi
Squamosi e crateri di quei vulcani estinti.
Anche lui contro quel gelo nero
Raccoglieva stecchi, non si riposava
Fino a che la sua camera accesa non eclissava
Il fantasma di sole della Domenica;
Ora lavora il suo inferno di Lunedì nella sfera della luna,
Spento, sette mari gelidi incatenati alla caviglia.